Un grafico per ANTICIPARE le future mosse della Federal Reserve

Buongiorno a tutti.
Questa analisi ha l’obiettivo di esaminare le recenti decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e di sviluppare un indice di forza che possa prevedere le future strategie monetarie. Ci stiamo avvicinando a un taglio dei tassi di interesse?
Buona lettura!

1. TASSI DI INTERESSE INVARIATI E PAROLE DI POWELL
Come previsto, per il secondo incontro consecutivo, la Federal Reserve ha deciso di mantenere inalterati i tassi di interesse, che rimangono nell’intervallo tra i 525 e i 550 punti base.
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Tassi di interesse invariati

Il comunicato stampa rilasciato in seguito all’annuncio del dato può essere visualizzato nella figura successiva.
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Il comunicato stampa

Non ci sono molte novità da segnalare, in quanto le dichiarazioni rilasciate sono molto simili a quelle precedenti.
• L’inflazione rimane elevata
• Il tasso di disoccupazione rimane basso
• Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente
• Condizioni finanziarie e creditizie più restrittive per le famiglie e imprese probabilmente peseranno sull’attività economica
• La portata di questi effetti rimane incerta

Tuttavia, l’elemento che realmente influenza il mercato non è tanto l’annuncio del dato, quanto le dichiarazioni rilasciate dal presidente Jerome Powell trenta minuti dopo. Ecco alcune delle sue osservazioni più significative:
• “Il processo per portare l’inflazione in modo sostenibile al 2% ha una lunga strada da percorrere”
• “Non abbiamo preso alcuna decisione sugli incontri futuri”
• “Non stiamo parlando di tagli dei tassi”
• “L’idea che sarebbe difficile aumentare nuovamente i tassi dopo esserci fermati per un incontro o due non è corretta”
• “Credo ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la stabilità dei prezzi”

In seguito, approfondiremo questa ultima osservazione, cercando di visualizzarla in un grafico per cercare di ottenere un vantaggio competitivo. Ma per il momento, chiediamoci quale sia stata la reazione del mercato a questa notizia.

2. LA REAZIONE DEI DIVERSI ASSET FINANZIARI
Ora esaminiamo la reazione dei vari asset finanziari, osservando dei grafici a 5 minuti dalle 19:00 alle 20:30. Il rendimento del titolo di stato a 2 anni, che è fortemente influenzato dalle aspettative di politica monetaria, ha registrato un calo dell’1.92%. Questo suggerisce un acquisto di questi bond governativi a breve termine, considerando la relazione inversa tra prezzo e rendimento delle obbligazioni.
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La performance del rendimento del titolo di stato a 2 anni. Grafico a 5 minuti

Il rendimento del titolo di stato a 10 anni, che è più influenzato da fattori come il tasso di inflazione e la crescita economica, ha registrato un calo dell’1.22%.
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La performance del rendimento del titolo di stato a 10 anni. Grafico a 5 minuti

Riferendoci al prezzo delle obbligazioni, un ETF come TLT (che include titoli di stato con scadenze superiori ai 20 anni) ha avuto una performance positiva del +0.61%.
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La performance di TLT. Grafico a 5 minuti

Passando ai due benchmark azionari di riferimento, sia l’S&P500 (+0.82%) che il Nasdaq (+1.07%), più volatile del precedente, hanno avuto buone performance.
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La performance dell’S&P500. Grafico a 5 minuti

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La performance del Nasdaq. Grafico a 5 minuti

Le dichiarazioni e le parole di Powell hanno stimolato una certa propensione al rischio nel mercato, come evidenziato dalle performance del VIX.
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La performance del VIX. Grafico a 5 minuti

Il dollaro ha avuto una performance negativa (-0.28%), essendo fortemente influenzato dalla FED, mentre l’oro, legato alla dinamica dei tassi reali, ha avuto una performance leggermente positiva (+0.17%).
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La performance dell’indice del dollaro. Grafico a 5 minuti

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La performance dell’oro. Grafico a 5 minuti

In sintesi, gli asset osservati hanno risposto in modo complessivamente positivo all’annuncio del dato e alle dichiarazioni successive. Tuttavia, non abbiamo osservato grandi rialzi o significative fluttuazioni, probabilmente perché Powell è apparso piuttosto ambiguo riguardo alle prossime riunioni. L’incertezza non è generalmente vista dai mercati come un catalizzatore positivo.

3. L’INDICE DA SEGUIRE PER CAPITARE LE FUTURE MOSSE: USCCI/USIJC
La domanda principale alla quale i mercati vorrebbero vedere risposta è:
“Quando saranno tagliati i tassi di interesse?”
Come si può vedere nel grafico seguente, al momento si prevede che ciò avverrà nel secondo trimestre del 2024, precisamente a giugno.
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Aspettative tassi di interesse. Fonte: FedWatchTool

Nelle sue dichiarazioni, sembra che Powell e i suoi colleghi non siano soddisfatti del processo di disinflazione in corso dal giugno 2022. Una dichiarazione particolarmente rilevante espressa durante la conferenza stampa è stata la seguente:

• “Credo ancora, e la maggior parte dei miei colleghi crede ancora, che probabilmente avremo bisogno di vedere una crescita economica più lenta e un certo indebolimento nel mercato del lavoro per ripristinare completamente la stabilità dei prezzi”

Questa affermazione suggerisce che la banca centrale inizierà a tagliare i tassi quando vedrà una crescita economica più lenta e un aumento del tasso di disoccupazione. Questo potrebbe essere plausibile, dato che la crescita economica è inversamente correlata al tasso di disoccupazione. Ad un aumento della disoccupazione dovrebbe corrispondere un minor reddito, un aumento dei risparmi personali e, di conseguenza, una minore spesa in beni e servizi e una riduzione del livello di inflazione.
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Ad una crescita economica corrisponde un basso tasso di disoccupazione. Grafico a 3 mesi

È possibile creare un grafico che tenga conto delle parole di Powell? In altre parole, è possibile creare un indice che indichi dove sta andando l’economia e che, una volta raggiunta una certa soglia, potrebbe segnalare un possibile taglio dei tassi? La risposta è sì.
Considerando che la FED dovrebbe (teoricamente) cercare di evitare una recessione economica (dato che uno dei suoi obiettivi è il pieno impiego), è plausibile pensare che agirà prima che ciò possa accadere. Pertanto, è necessario creare un indice che anticipi il ciclo economico.
È quindi necessario creare un indice che anticipi il tasso di disoccupazione e la spesa dei consumatori: quello tra le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e la fiducia dei consumatori. Il primo, come mostrano le quattro grafiche successive, tende ad anticipare il tasso di disoccupazione stesso.

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Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione anticipano il tasso di disoccupazione. Grafico settimanale

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Il consumer confidence può anticipare la spesa dei consumatori. Infatti, ai consumatori vengono poste domande riguardanti le spese future.
L’indice di forza tra i due dati, come illustrato nel grafico successivo, mostra una correlazione positiva con la crescita economica. Considerando che l’indice si aggiorna mensilmente, mentre il PIL viene aggiornato trimestralmente, l’indice funge da indicatore anticipatore del ciclo economico.
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La correlazione positiva tra USCCI/USIJC e PIL anno/anno. Grafico a 3 mesi

Analizziamo l’indice nella figura successiva: dopo il drastico calo del 2022, si nota un forte recupero che si è concluso a dicembre 2021, un mese prima dell’inizio del mercato ribassista. Sono stati registrati dei minimi relativi a giugno 2022 e, da quel mese, l’indice ha ripreso a salire, evidenziando la tanto discussa resilienza dell’economia. In sintesi, l’indice, ad oggi, mostra un andamento laterale.
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L’indice si trova all’interno di una lateralizzazione. Grafico mensile

Questi non sono dati che indicano una contrazione economica. Come illustrato nel grafico successivo, l’indice si trova ben al di sopra della soglia rossa tracciata a partire dai minimi dell’indice durante la recessione del 1970. Sembra quasi che ci sia ampio spazio per ulteriori cali.
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USCCI/USIJC e recessioni statunitensi. Grafico mensile

Per vedere un ritorno alla stabilità dei prezzi, la FED potrebbe dover osservare un significativo rallentamento economico. Sarà interessante monitorare l’andamento dell’indice USCCI/USIJC, che anticipa la spesa dei consumatori e il tasso di disoccupazione. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare altri indicatori economici chiave come i PMI, la produzione industriale e le vendite al dettaglio.
Se l’indice dovesse salire, superando la resistenza del canale di lateralizzazione (con la fiducia dei consumatori a sovraperformare le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione), allora la FED avrebbe meno incentivi a tagliare i tassi di interesse. Questo perché una situazione del genere potrebbe generare un aumento dell’inflazione. Al contrario, se l’indice dovesse scendere, rompendo il supporto della lateralizzazione (con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione a sovraperformare la fiducia dei consumatori), allora la FED potrebbe considerare un taglio dei tassi (perché una situazione del genere potrebbe accelerare il processo di disinflazione e una recessione).
Vorrei sottolineare un punto: anche se in futuro l’indice dovesse rimanere stabile ai livelli attuali e l’inflazione dovesse diminuire, ciò non significa necessariamente che la FED non ridurrà i tassi di interesse. L’indice dovrebbe essere visto come un riferimento per cercare di prevedere alcune future dichiarazioni del FOMC.
A presto, buon weekend!


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