Consumi privati Usa in calo per il 2’ mese: Wall Street l’ha presa male.
Economia europea “soft landing”: pare scongiurata recessione pesante.
Lagarde invoca nuove strette monetarie per frenare l’inflazione.
Mercato obbligazionario di nuovo in auge: boom di offerte in Usa ed Europa.


Ieri mattina, 18 gennaio, la Banca centrale del Giappone (BoJ) ha deciso di non variare la propria politica monetaria e di controllo della curva dei rendimenti, lasciando immutata la banda di oscillazione dei rendimenti dei titoli di stato (JGB) decennali tra -0,50% e +0,50%, favorendo implicitamente la svalutazione dello Yen.

Le Borse europee hanno aperto incerte dopo la conferma la politica monetaria ultra-accomodante di BoJ, di fatto anomala rispetto alla “stance” (attitudine) delle banche centrali di altri Paesi sviluppati. Le chiusure azionarie europee sono state attorno alla parita’: Milano +0,27%, Parigi +0,09%, Francoforte -0,03%, Londra -0,28%.

Un’altalena impressionante, alla quale non eravamo piu’ abituati, per Wall Street, dove aveva inizialmente prevalso l’ottimismo per la pubblicazione di prezzi alla produzione (PPI) scesi a dicembre oltre le attese, che rafforzavano le speranze di un ammorbidimento della politica “hawkish” (falco) della Banca centrale Usa (FED-Federal Reserve).

I prezzi alla produzione (media dei prezzi di vendita dei fornitori di beni e servizi), a dicembre sono diminuiti -0,5% mese su mese (contro attese di -0,1%), scendendo a +6,1% in variazione annuale, al livello piu’ basso da marzo 2021. Al contrario, i mercati non hanno preso bene il dato sulle vendite al dettaglio che a dicembre sono scese -1,1% mensile, dopo il calo di -1,0%, rivisto al rialzo, di novembre.

Alla fine Wall Street ha chiuso negativa: Dow Jones -1,81%, Nasdaq -1,24%, S&P 500 -1,56%, metabolizzando come “recessionista e negativo” il dato peggiore delle attese di -0,8% delle “retail sales”. Evidentemente il paradigma “dato congiunturale brutto fa bene alle borse perche’ aiuta l’inflazione a scendere” questa volta non ha funzionato.

Venedo all’attualita’ odierna, da Davos (Svizzera) giungono le dichiarazioni del Presidente della Banca centrale Europea Christine Lagarde: "l'inflazione nella zona Euro è ancora troppo alta e occorre andare avanti col rialzo dei tassi”, pronunciate nell’imminenza della pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione del direttivo dell’ECB, da cui si trarranno indicazione sulle scelte della riunione del 2 febbraio.

Restando in tema “tassi e banche centrali” ieri, 18 gennaio, il Presidente della Fed regionale di St. Louis, James Bullard, ha confermato la convinzione che i tassi d'interesse debbano salire «al più presto» al 5%, per poi adeguarsi all'andamento dei dati macroeconomici, pur ammettendo che l'economia globale sta migliorando, assieme alla diminuzione del “rischio recessione” in Europa.

Il mercato obbligazionario sta vivendo una fase molto virtuosa nelle prime settimane del 2023, col rendimento dei governativi europei e dei Treasury americani ai minimi da ottobre ed il moltiplicarsi di nuove emissioni che, solo negli Usa, e’ vicino a 600 miliardi di Dollari di controvalore.

In Italia ha suscitato grande interesse l’offerta “retail” di obbligazioni ENI, che ha raccolto richieste per oltre 5 miliardi, e l'ammontare offerto alzato a 2 miliardi: cio’ implichera’ un’assegnazione parziale, attraverso riparto.

Certo che a guardare le “curve dei rendimenti per scadenza” si nota come quelle dei titoli Governativi Europei continuino ad essere ben diverse da quelle Usa: in Europa prevale la tendenza al “flattening” (ad esempio, il differenziale tra il 2 ed il 10 anni tedesco e’ sotto i 50 bps), ma comunque le scadenze “lunghe” pagano piu’ di quelle brevi: negli Usa la curva resta pesantemente invertita.

Lo spread di rendimento tra BTP italiano e Bund tedeschi decennali prosegue la sua discesa e tocca il minimo attorno 170 bps, in parte per l’attesa di un rallentamento del ritmo del rialzo dei tassi da parte dell’ECB. In ulteriore calo il rendimento BTP 10 anni benchmark, oggi a 3,7% oltre 30 bps meno in sole 3 sedute.

Sul fronte degli obbiettivi comuni di finanza pubblica europea ed in particolare sul ripristino del “fiscal compact” (insieme di regole sui livelli omogenei di deficit e debito pubblico, sospeso dal 2020!), il commissario europeo Paolo Gentiloni ha dichiarato che le posizioni degli Stati membri sono ancora troppo divergenti per formulare proposte concrete.

Sta ridimensionandosi “l’allarme prezzi” delle materie prime energetiche: alla vigilia della pubblicazione dei dati sulle scorte Usa il prezzo del barile di WTI (West texas Intermediate) cala stamane -0,7% a 79,2 Dollari. Quello del gas naturale europeo (TTF di Amsterdam) oscilla attorno 60 Euro/gwh, ai minimi da fine 2021.

Le Borse asiatiche stamani, 19 gennaio, hanno chiuso miste, ma per lo piu’ deboli: Tokyo -1,44%, dimezza il rialzo di ieri frutto della scelta della BoJ di confermare la politica monetaria ultra-accomodante: tra le altre borse asiatiche, il Shanghai Composite +0,20%, Shenzhen Composite +0,54%, Hong Kong -0,12%, Mumbai -0,32% e Seoul +0,51%.

Borse europee in progressivo peggioramento nel corso della mattinata di oggi, 19 gennaio: il calo medio supera -1,1% alle 13.30. Anche i futures su Wall Street anticipano riaperture negative nell’intorno di -0,8%, in attesa dei dati sensibili sul settore immobiliare e sui sussidi di disoccupazione.

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