Girovagando per il sito in cerca di spunti operativi e visionando con attenzione ( questa è forse la peculiarità più importante che un buon trader dovrebbe possedere) le idee di colleghi per avere conferme o confutazioni alle mie tesi, mi sono imbattuto nelle considerazioni assolutamente condivisibili di @MattiaPvn che riporto integralmente in quanto completano il mio pensiero e danno ulteriori spunti di riflessione a noi tutti.
Riprendo quanto scritto: Il virgolettato non è casuale; quel che facciamo ogni giorno è qualcosa difficile da spiegare ai non addetti. Sarà capitato a tutti noi, presumo, che la maggior parte dei nostri interlocutori se ne esca con una espressione tipo "ho capito...SCOMMETTI in bosra" o simili che a me provoca solo un sorriso ironico con un conseguente e repentino cambio di argomento della conversazione.
Per alcuni è un vero LAVORO che comporta ore di studio preliminari, ore di continua osservazione in attesa di una decisione o di attesa del segnale per una decisione presa in precedenza, preoccupazioni e affanni e frustrazioni. Ma al contrario di un "vero" lavoro qui manca a volte una componente peculiare: il compenso. Per altri è una PASSIONE a cui ci si dedica con amore e costanza in quanto parte del benessere psicofisico della propria vita. Per altri ancora può diventare una DIPENDENZA con tutte le implicazioni che questa situazione può dare. Per altri , infine, una vera PATOLOGIA che distrugge la propria vita e rende impossibile quella di chi gli sta accanto.
Tutte le figure finora descritte sono in ogni caso figure REALI, di chi si alza al mattino e sa bene, ciascuno in base al proprio "trader-tipo" che potrà vincere o perdere, gioire o patire, ridere o piangere.
Vi è al contrario un'altra categoria di trader, ben descritta dalla letteratura di settore: il "paper trader" cioè colui che fa trading sulla carta. Anch'egli studia e prende decisioni e, spesso - quando non si fa prima di diventare grandi e fare il trader vero - con l'aria da professorino dispensa il suo sapere agli altri . La peculiarità del "paper trader" è però un'altra NON METTE IN GIOCO NULLA...la sua posta nel piatto MANCA. Qualcuno potrebbe a questo punto chiedersi perché tante ore di lavoro perso, tanti affanni, decisioni da prendere, responsabilità nel dispensare consigli e nulla da mettere in saccoccia nemmeno quando hai fatto tutto alla perfezione? Bene, la peculiarità del PAPER TRADER, al contrario di quello vero , è che IL COMPENSO c'è SEMPRE. Come? Semplice: il professorino saccente, sempre sereno anche quando sbaglia.... e SBAGLIA! prende certe cantonate che tramortirebbero un toro, sempre pronto a sbeffeggiare gli altri , perché lui non facendo trading reale NON perde mai , lui è depositario della verità assoluta, lui prevede il mercato e lo anticipa anche di settimane, lui si FA PAGARE.....
Nulla di male....intendiamoci. La consulenza è un lavoro degno della massima stima ed è giusto che venga remunerato; l'ho fatta da anni e continuo a farla in altro ambito e sarei un ipocrita a sostenere il contrario...ma....!!!!!!!!!!!!
...e completo col pensiero di Mattia: Personalmente ritengo il trading un attività adatta a poche persone rispetto ai normali lavori, questo perche oltre al dover sviluppare delle skills tecniche bisogna sviluppare delle skills mentali. In breve, bisogna cambiare e mutare le nostre convinzioni a livello psicologico. Proprio per questo, le motivazioni per cui non dovresti fare trading sono per lo più soggettive, riguardanti la sfera comportamentale e personale. Tuttavia ci sono anche delle motivazioni negative e più oggettive, come il rischio dell’attività in se; Questo rischio è legato alla leva finanziaria, che rappresenta il primo punto a cui bisogna fare molta attenzione poichè se usata senza conoscenza può, appunto, diventare un vero pericolo. Un’altra motivazione oggettiva e sempre presente, riguarda semplicemente il rischio di incappare in truffe, sia a livello di formazione che a livello trading operativo. Fortunatamente negli ultimi anni si è un pò calmata la situazione a riguardo, ma ci vuole veramente poco per imbattersi in un broker che non fà i nostri interessi e ci riempie di commissioni e costi nascosti, sopratutto se questi si pubblicizzano e sembrano essere i più “presenti” sul mercato.
L’ultimo rischio oggettivo è quello della perdita.
Così scontato Mattia? Vi assicuro che per molte persone non è ancora scontato!
Come ripetiamo sempre all’interno del percorso, nei seminari e a tutte le persone con cui parliamo, perdere è normale, non esiste trader al mondo in grado di non prendere stop, anche il migliore dei traders subisce delle perdite, l’importante è che esse siano limitate, contenute e gestite nel migliore dei modi. Inoltre questa componente è intrinsecamente presente in tutto quello che facciamo nella nostra vita, anche se nel trading non viene mai data per scontata ma anzi demonizzata, a differenza di altre attività.
Passando ora sul lato soggettivo e comportamentale, ho scritto ed elencato solo alcuni dei motivi per cui qualsiasi persona che si riconosce in questi comportamenti, NON DOVREBBE FARE TRADING:
-Persone che non hanno ancora compreso e accettato il fatto che il trading NON E’ FACILE.
-Le persone che non hanno MOTIVAZIONE, cioè uno scopo per agire, per fare quello che fanno, per iniziare appunto la loro attività di trading.
-Persone che non hanno VOGLIA DI iniziare un percorso di studio per acquisire e sviluppare competenze tecniche, unite allo sviluppo della propria personalità.
-Quelli che solitamente scaricano la colpa su gli altri o alla sfiga, persone che abitualmente non si assumono le loro responsabilità.
-Soggetti fortemente superstiziosi.
-Persone che NON amano studiare, imparare ed evolversi.
-Quelli che considerano il trading sullo stesso piano del gioco d’azzardo.
-Le persone che immaginano il trading come una scorciatoia per ottenere soldi facili.
-Quelli che “tanto l’80% dei traders è perdente”
-Le persone che pensano che il mercato si muova in maniera casuale.
-Le persone inclini all’azzardo.
-Quelli che non hanno o non vogliono sviluppare la costanza e la disciplina.
-Le persone che non hanno o non vogliono sviluppare l’arte della pazienza.
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